giovedì 27 settembre 2007

L'amore indispensabile e impossibile

Nella nostra epoca della tecnica l'amore è l'unico spazio dove l'individuo può esprimere davvero sè stesso, al di fuori dei ruoli spersonalizzanti che è costretto ad interpretare.
Ma proprio perchè l'amore è l'unico spazio in cui l'Io può dispiegare sè stesso e giocarsi la sua libertà, esso è diventato il luogo della radicalizzazione dell'individualismo.
Gli uomini e donne, anzichè darsi all'altro, cercano nella relazione non tanto il rapporto con l'altro, quanto la realizzazione del proprio sè profondo.
Per effetto di questa strana combinazione, nella nostra epoca l' amore diventa "indispensabile"per la propria realizzazione come mai lo era stato prima, e, al tempo stesso, "impossibile" perchè, nella relazione d'amore, ciò che si cerca non è l'altro, ma , attraverso l'altro, la realizzazione di sè.
Nella società della tecnica, l'amore, più che una relazione all'altro, appare come un culto esasperato della propria soggettività, in perfetta coerenza con l'esasperato individualismo a cui non cessa di educarci la nostra cultura, per la quale l'altro è solo un mezzo per l'accrescimento di sè.
Esiste un modo per uscirne?
"Quam minimum" è espressione latina, è un espressione tratta dall'ode di Orazio, quella del Carpe diem: la conclusione dell'ode, dove, rivolgendosi a Leuconoe, le consiglia di cogliere l'attimo fuggente e di affidare il meno possibile al futuro. Un'espressione sintetica ma stupenda in latino, cioè: "quam minimum credula postero"